Pink Box: la sicurezza delle donne al volante
Di Davide ReinatoDopo una prima sperimentazione a Milano, il prossimo 5 ottobre la scatola rosa sbarcherà anche a Roma. Saranno mille le donne che potranno fare richiesta di installazione di questo nuovo dispositivo che mira a salvaguardare le donne al volante.
Voluto dal Ministero delle Pari Opportunità e sviluppato in collaborazione con Ania, associazione che si occupa di sicurezza stradale, prende il nome di Pink Box. L’inglesismo però non vuole essere un modo per far apparire l’apparecchio più fashion, perché l’intento non è assolutamente promotore di chissà quale trucco in auto! Questa è roba seria.
La Pink Box sarà collegata ad una centrale operativa che tramite un dispositivo satellitare ha una triplice funzione: segnala alla centrale un guasto meccanico, un malore o una aggressione. In caso di incidente, il sistema provvederà a inviare una chiamata al numero che la proprietaria ha stabilito al momento dell’installazione per inviare l’allarme. Nel caso di un malore, vi è un piccolo telecomando che funge da “salvavita”, anch’esso lancia l’allarme ai soccorsi che saranno in grado di localizzare la persona con estrema facilità.
La scetticità intorno a questo apparecchio, però, è tanta. Nella sperimentazione a Milano ha permesso di capire che le richieste di intervento sono state meno di quanto ci si aspettasse e che comunque, la Pink Box non può risolvere uno dei più gravi problemi di questo secolo: la guida in stato di ebbrezza. Solamente nei primi sei mesi di quest’anno, il 5,5% delle donne sottoposte ad alcoltest dalle forze dell’ordine è risultato positivo.
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