Maserati Quattroporte: sei sempre la regina!
Di Riccardo Bellumori1929: il 28 Settembre la Maserati “V4” (dove la sigla sta per “motore a V 4 litri”) supera il precedente record di velocità della Fiat “Mefistofele” regalando uno dei primi allori sportivi ad una piccola impresa fondata da Alfieri Maserati nel 1914 ed all’inizio impegnata ad elaborare Isotta Fraschini.
1949: l’ultima stella dell’Isotta Fraschini, la Monterosa, mai entrata in produzione a causa del fallimento del Marchio, rimane per sempre un sogno nell’Italia che viaggia verso la ricostruzione e la ripresa economica.
1969: la Lancia Flaminia, l’ammiraglia del Presidente, esce di produzione e mai più in casa Lancia sarà rimpiazzata da una pari livello. Contemporaneamente Citroen vive il suo vero primo anno solare di controllo della Maserati. Tra i tanti “guasti” che la casa del “double chevron” concepì nei sette anni di matrimonio con la Casa di Torino ricordiamo senza dubbio la tragicomica “seconda serie” della Quattroporte, che a Modena la Casa del Tridente ideò per unire ricercatezza e allestimenti di prestigio a caratterizzazione sportiva e ad una ricca dote di prestazioni sportive quella creazione che nella prima serie del 1963 fu un vero e proprio boom in un periodo in cui la concorrenza mondiale offriva in quel target prodotti decisamente più “oversized” e “pigri”, concentrando nel Marchio Maserati un fascino che non aveva rivali, e così un esercito di Vip da tutto il mondo corse a prenotare un’auto che costava davvero tanto ma regalava un prestigio unico.
Purtroppo la seconda versione fu “travisata” a tal punto dal Management Citroen da divenire nella seconda serie (la famigerata “Codice AM123”) un prodotto da dimenticare per sempre. Ostaggio sia della crisi energetica e sociale del tempo (è vero) sia della tipica visione anticonformista del Gruppo francese, nacque come prototipo al Salone di Parigi del 1974 con nessuna concessione al lusso, pianale della SM, piccolo motore 6 cilindri a V, e trazione anteriore!!!! Come detto, fu cancellata quasi subito dai piani industriali del Gruppo, con soli 13 esemplari realizzati tra l’altro molto tardi (tra il 1976 ed il 1978) soprattutto per i test e le omologazioni. Per cui la Serie “II” della Maserati è di fatto una serie solo sulla carta…
Ma nel 1979, la subentrata proprietà De Tomaso fiutò l’aria per una nuova opportunità di offrire al mondo un concetto di “ammiraglia all’italiana”, e propose la – secondo me – più iconica serie Quattroporte, la “III” del 1979, disegnata dal maestro Giorgetto Giugiaro, il papà della Biturbo e della più recente 3200 GT. La Quattroporte III, mossa dal potente V8 portato fino a quasi 5000 cc, rappresenta ad oggi il secondo modello più longevo tra le serie prodotte e trova il suo punto di apoteosi nelle versioni Limousine e Royale del 1986 con cui Maserati “bussò” fin quasi alla porta di Aston Martin, Bentley, Cadillac, Lincoln.
Tutt’altra storia per la IV Serie del 1994: Maserati, all’epoca entrata nella galassia Fiat, abbandonò il profilo di ammiraglia e si concentrò su una berlina media (4,55 mt. di lunghezza) elegante e sportiva allo stesso tempo, anticipando, forse inconsapevolmente, una generazione di Premium tedesche appena successive che ebbe un gran successo a danno anche della Casa del Tridente. La Quattroporte del 1994 invece non venne mai capita ed apprezzata come meritava, anche per colpa delle motorizzazioni biturbo che la rendevano sportivissima ma anche assetata di benzina: e il periodo storico – prendeva piede la coscienza ecologista e iniziava il proliferare dei turbodiesel tra le ammiraglie – non premiava di certo attitudini del genere.
Dopo una assenza di pochi anni, nel 2003 nasce il “new age” di Quattroporte: la Serie V. “V” come quinta, ma “V” anche come “Vittoria”.
Ritorna finalmente l’ammiraglia lunghissima e lussuosa, e la matita magica di Pininfarina disegna una linea talmente esclusiva da meritare l’esposizione dei primi concept di design al Museo di Arte Contemporanea di Tokio nel 2002.
Il copriradiatore costituito da una calandra importante madinamica, mostra trionfale il simbolo, quel “tridente” ispirato alla statua della “Fontana del Nettuno” a Bologna: un simbolo mai tradito sinora di potenza e nobiltà.
Velocità e ricchezza si sposano fin dall’anteriore dove i piccoli fari si integrano con una calandra massiccia (massimo rispetto di sicurezza passiva e di morbidezza delle forme). E infine un cuore V8 Made in Maranello, circondato dal corpo vettura che trasmette rispetto, grinta, rappresentatività. Nella linea della Quattroporte ogni particolare trasmette lusso senza risultare superfluo o pacchiano. Dire questo oggi sembra banale, ma nel 2003 questo concetto non valeva ancora per tutte le concorrenti della Maserati: la sensazione che colpisce l’occhio è quella che ad ogni sguardo alla linea della Quattroporte V, viene fuori un particolare in più non notato prima (un taglio di carrozzeria nuovo, un punto di luce diverso: Vi invitiamo a provare, guardate anche voi più di una volta le sue immagini e resterete meravigliati). Come recitò il Dottor Luca Cordero di Montezemolo (tra il 1997 ed il 2005 Presidente e A.D. della Maserati) alla presentazione della Serie V, “gli Industriali italiani non avrebbero più avuto scuse per non comprare di nuovo italiano”.
Certo, il periodo di nascita della Quattroporte V non è dei migliori: nel 2007 il crack Lehman Brothers dà inizio ad un crollo del mercato auto e della propensione all’acquisto di auto, soprattutto nel target della Maserati Quattroporte.
Tuttavia la quinta Serie ha il merito di restituire all’ammiraglia del Tridente i requisiti e la filosofia concettuale con cui era nata 40 anni prima, e con 24.000 unità vendute ottiene un record di vendite non indifferente, dato il tipo di auto.
Uscita di produzione nel 2012, la quinta serie lascia spazio all’attuale serie della Quattroporte dove appare, tra le altre, una piccola grande rivoluzione copernicana (per il Marchio Maserati, ovviamente): il Turbodiesel. La vettura, come la precedente serie, è stata sviluppata congiuntamente in Emilia Romagna dai tecnici Maserati e quelli Ferrari. La Quattroporte “VI” è stata sottoposta ad un restyling a metà del 2016, e nel tempo implementata nella dotazione di serie e nei nuovi sistemi di assistenza alla guida avanzati “ADAS”.
L’offerta 2019 della Quattroporte regala ancora una forma unica di lusso dinamico e distintivo, dove la perfezione industriale e l’eccellenza tecnologica sono vestiti da un modo di concepire prodotti con mano artigianale e cura sartoriale, vista anche la possibilità infinita di personalizzazioni.
Nel corso del “Fleet Motor Day 2019” organizzato da “Fleet Magazine” nella cornice di Vallelunga a Roma, ho avuto l’onore (esatto: non solo il piacere ma anche l’onore) di provare la “Quattroporte Diesel”.
Il piacere perché si possono guidare 250 cavalli superbi dentro una forma che stilisticamente e dinamicamente non ti fa mai realmente “pesare” 526 cm di lunghezza e 212 cm di larghezza seduti dentro un abitacolo che soddisfa ed emoziona davvero tutti i sensi. Con la sicurezza e la razionalità necessaria per fare di quest’auto un mezzo ideale per Fleet Manager e per profili “Corporate”, dato che non solo consente costi di gestione vantaggiosi ma mantiene nel tempo valori residui di tutto rispetto.
Ma questo non basta a distinguere l’Ammiraglia di Modena dalla concorrenza.
Ed allora parliamo dell’onore perché non importa che tu sia un Vip, un Capitano di Industria, un facoltoso appassionato, uno degli ultimi potenti rimasti nel mondo.
Se possiedi una Ammiraglia – per quanto superlativa e potente – della varia produzione mondiale, possiedi certamente un ottimo prodotto auto, perché la concorrenza costruisce di certo ottimi modelli.
Ma fermati a guardare la strada, se vedi passare una “Quattroporte”. Tutti la seguono con lo sguardo. Perché se possiedi la Maserati, sai di sedere su una Regina. Sempre.
Riccardo Bellumori
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