Coronavirus: Ed ora, tutelare l’Automotive e “liberare” il trasporto privato
Di Riccardo BellumoriLa psicosi da coronavirus è soprattutto un rischio per la mobilità ed i trasporti, da quello delle merci a quello delle persone. I danni potenziali per tutta l’economia si riverseranno anche sul comparto automotive. I suggerimenti per affrontare alcune conseguenze possibili.
Codogno (Lodi) non è solo il presunto focolaio del coronavirus in territorio italiano. E’ anche uno dei lati, il Lodigiano, dove si posiziona un ideale quadrilatero che con Milano, Pavia e Piacenza comprende uno dei settori trainanti della logistica italiana.
Che comincia a fare i conti dei danni e inizia, attraverso le proprie associazioni di categoria, a chiedere interventi a governo e istituzioni. Perché questa emergenza sanitaria, in primo luogo, porterà ad una emergenza economica ma soprattutto a una tragedia nella mobilità quotidiana da conteggiarsi in riduzione dei chilometraggi. Meno vettori e meno chilometri per attività turistiche messe temporaneamente al bando. Meno vettori e meno chilometri per trasporti persone, merci, servizi postali, perché quando si bloccano le attività economiche si tagliano anche i trasporti di supporto connessi.
E senza più chilometri e vettori, la filiera dell’autotrasporto e poi quella dell’autoriparazione e componentistica e poi quella commerciale e finanziaria entreranno in un loop da cui sarà dura uscire, dopo solo pochi anni dalla fine della crisi “Lehman Brothers” che il comparto automotive aveva affrontato dal 2008.
Nessuno di noi conosce in anticipo l’evoluzione sanitaria e sociale che avrà il coronavirus in Italia e nel mondo. Ma i suoi primi effetti si misurano già. A Wuhan, fonte primaria dell’epidemia in Cina, il distretto industriale auto ha tagliato per giorni i volumi produttivi di componenti, accessori e semilavorati. Con effetti gravi su catene di montaggio e magazzini ricambi. E non si conosce ancora la reale portata del potenziale contagio su mezzi di trasporto collettivo. Tra i quali, per alcuni aspetti, rientrano i mezzi in sharing e noleggio a breve termine.
I blocchi e i divieti al trasporto privato: un’assurdità, oggi
Quello che si sa di sicuro è che una possibile riduzione dei trasporti pubblici (bus, metropolitane e treni) dovrebbe poter trovare una compensazione nel trasporto privato. Ma, partendo da qui, quale speranza può dare sul tema un complesso istituzionale (governo ed enti locali) che ha speso tutta la propria recente attenzione sul potenziamento dello sharing potenzialmente sotto scacco per il virus e sulla diffusione del mezzo elettrico, ancora poco scelto tra gli acquirenti del nuovo? E un panorama politico dove una amministrazione probabilmente non cosciente della propria decisione ha recentemente vietato la circolazione alle Euro 6 Diesel, tirandosi dietro critiche da ogni dove?
Gli effetti su “sharing” e “rent”: prevenire ogni psicosi
Speriamo poi che nulla possa neppure per scherzo “toccare” la credibilità o la sicurezza del settore “sharing” e “pooling”. Già nel comparto del noleggio a breve il taglio di prenotazioni e attività turistiche avrà conseguenze nefaste, figurarsi se dovesse mai prendere piede una “psicosi sanificazione” delle auto o dei motocicli affidati in sharing, un mercato che gira molto forte di giorno in giorno e del quale non vogliamo neppure ipotizzare un default a causa di allarmi sanitari. Su questo fronte suggerisco già alle “sharing companies” e alle confederazioni di categoria di preparare un decalogo di difesa ed informazione al potenziale cliente.
Il coronavirus “abbatte” il mercato auto? L’usato lo risolleverà
Il calo del mercato già in corso prima dell’emergenza ora non può che aggravarsi. Semplice, ma non così chiaro a tutti. Un modo per ravvivare il mercato, sostenere un poco i dealer in crisi, e riavviare il circuito della componentistica e dell’autoriparazione è di favorire il ricambio del parco auto più vecchio con una enorme offerta di usato recente (da Euro 5 in su, e da uno a cinque anni) disponibile sul mercato tra privati e commercio professionale.
Consentire un risparmio fiscale (anche parziale) sul cambio “vecchio contro recente”; consentite un minimo sgravio e detrazione sugli interventi di riparazione e sostituzione parti e componenti; ed infine riattivare i contributi per la conversione a gas di auto a benzina potrebbe essere un buon protocollo di azione governativa.
Ma, in primis, una preghiera alle Istituzioni tutte: ora, adesso, liberate una volta per tutte il trasporto e la circolazione delle auto private. Ora l’emergenza non sono le emissioni. Ora l’emergenza è la stupidità, un virus troppo diffuso tra noi, prima ancora del coronavirus.
Riccardo Bellumori
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