Alfa Romeo e i records al Nurburgring. Un po’ di storia non guasta
Di Riccardo BellumoriAlfa Romeo ha preannunciato la presenza a Ginevra delle serie speciali “Nurburgring Edition” di Giulia e Stelvio, nate per celebrare i Records ottenuti girando sull’attuale Nurbugring di 21 Km. con il tempo di 7’51”7. La notizia del record della Stelvio, di circa sei mesi fa, e la precedente impresa della Giulia in due tempi sono state presentate con toni decisamente trionfalistici, ma secondo me con una scarsezza di “notizie accessorie” tecniche e storiche senza le quali pochi Automobilisti o appassionati possono capire l’entità della sfida vinta dalla Casa del Biscione al “Ring”.
L’ultima Italiana ? 35 anni fa…
Cominciamo dal dato più clamoroso: l’ultimo Marchio “italiano” ad aver firmato un Record sul Ring fu la Lancia di Cesare che nel 1982, da Team Manager Lancia, iscrisse l’ultima macchina italiana nell’Albo D’Oro nel tracciato di 22,8 Km del Nurbugring, dove si è corso per 55 anni fin dal 1927. Ma l’altro dato da conoscere è esattamente di “quale Nurburgring” si parla : perché fino aquarant’anni fa si correva su due piste che, per le caratteristiche del tracciato e per la difficoltà nel correrci, venivano definite delle vere e proprie “università” da piloti di auto e moto. Questi circuiti erano Assen in Olanda per le moto ed il Nurburgring in Germania per le auto.
Ad Assen si corre ancora oggi come in origine, mentre il Nürburgring ha una storia più complessa: in origine i primi Ring (gli anelli appunto) erano due: uno a Nord (Nordschleife, di 22,834 km) e uno molto più piccolo a Sud (Südschleife, di 7,747 km).
Percorso durissimo, in mezzo a boschi con alberi e spuntoni di roccia, salite e discese e più di 170 curve di ogni tipo di raggio e orientamento.
Su un’area così estesa capitava di avere una zona del circuito sotto il sole mentre in un’altra pioveva. E fu in condizioni così controverse che il 1° Agosto del 1976 accadde il terribile incidente a Niki Lauda : da quell’anno la F1 non corse mai più sul vecchio Ring, dopo quasi mezzo secolo di gare, e si sarebbe tornati a correre solo a metà anni ’80 su un circuito completamente nuovo e molto più corto.
Quel terribile 1° Agosto 1976 che cambiò il Ring per sempre…
L’Impianto classico di 22,8 Km restò invariato fino al 1982, l’ultima auto a vincervi fu italiana: La Lancia LC1 di Riccardo Patrese e Teo Fabi durante la “1000 Km”.
Dal 1983 il Nordschleife fu modificato e ridotto di circa 2 Km.
Da alcuni anni a questa parte, ed è una cosa nota ormai, il tracciato è spesso utilizzato dalle Case come pista di prova, ma anche questa consuetudine ha subito un cambiamento improvviso ed inaspettato. Il Ring è una pista maledetta e può cambiare il destino di chi lo percorre da un’ora all’altra: basta poco, un vento diverso, una nuvola traditrice, una radice che nottetempo ha aggredito l’asfalto gonfiando la terra sottostante tra salite, discese, dossi e avvallamenti.
E nel 1982 Riccardo Patrese rischiò grosso durante le prove: la corsa sul tracciato con dossi e salite/discese, un salto, un altro, ma nella successione qualcosa non andò per il verso giusto e il muso della Lancia, una volta staccate le ruote da terra, non ripiegò verso il basso ma puntò violentemente verso il cielo perché aveva attraversato in pieno un corridoio di vento che l’aveva sollevato.
La vettura si ribaltò, ricadde con il Pilota a testa in giù e strusciò per decine di metri sottosopra nella paura generale perché la LC1 di Riccardo era un prototipo ad abitacolo aperto e protetto solo dal rollbar.
Per fortuna nessuna tragedia, solo tanto spavento. Il mitico Riccardo infatti prese comunque il via in coppia con Teo Fabi e vinse alla grande!
Le zone di decelerazione dopo (l’ennesimo) incidente tragico
Dopo quell’incidente del 1982, per fortuna senza conseguenze, resta immutata una caratteristica storica del circuito: quella di poter essere facilmente accessibile in molti punti da parte degli spettatori, che possono avvicinarsi fino ad essere molto vicini al tracciato.
Ma circa 3 anni fa, durante una gara di Endurance, anche l’inglese Mardenborough si impenno’ – come Patrese nel 1982 – con la sua auto, ma dopo un loop e un volo quasi aeronautico finì in mezzo al bosco e travolse uno spettatore uccidendolo.
Da quel momento, l’Organizzazione del circuito impose (siamo circa a Giugno 2015) una serie di zone di decelerazione lungo il tracciato, sospendendo contemporaneamente la rilevazione ufficiale dei tempi nei test. Eppure il tempo della Giulia è stato rilevato e pubblicato ad agosto, dopo la nuova modifica che ha notevolmente rallentato il percorso. Ricordiamo però che il Record storico “a ruote coperte” sul circuito da 20,6 Km rimane quello storico di Stefan Bellof nel 1983, che con una Porsche 956 “volò” ad altezza terra compiendo un giro in 6 minuti, 11 secondi e 130 millesimi. Il tempo di 7’39”della Giulia ad Agosto 2015 fu dunque stratosferico, perché con quel tempo la Giulia Q.V. si mise dietro ad esempio un “novellino” come Klaus Ludwig (pluricampione tedesco di Gare Turismo ed Endurance degli anni ‘70/’80/’90) che in un test per Auto-Bild nel 2004 si è fermato a 7’40” su una Mercedes SLR McLaren da “solo” 620 Cv.
Senza considerare la distanza abissale dai 7’ e 42” ottenuti da un “foglio rosa” come Walter Rorhl, (3 volte Mondiale Rally e tedesco, quindi pure lui di casa al Ring) in un test per Motor Magazine con la Porsche 911 GTR3. E badate bene: senza le zone di decelerazione volute dalla organizzazione del circuito lo scorso giugno.
Aggiungo: in una ipotetica stargate race (dando alla Giulia Q.V. il “bonus” di 2 km di minore percorrenza che separa il nuovo tracciato inaugurato nel 1983 da quello dove si corse l’ultimo G.P. di Formula Uno) la berlina di Arese avrebbe potuto tranquillamente partire dalla penultima fila di quell’ incredibile Gran Premio di Germania del 1976, mettendosi davanti in griglia addirittura a tre Monoposto di 600 Kg. e dotate di un motore 8V 3 litri da 475 cv.
Riccardo Bellumori
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